Filosofo

Monforte 1919 – Messina 1988


Filippo Bartolone nasce a Monforte San Giorgio (Messina) il 23 settembre 1919.
Dopo gli studi liceali a Milazzo, s'iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Messina. Negli anni 38/39 fonda a Barcellona (Messina), insieme ad altri studenti universitari, un gruppo antifascista. Espulso dal G.U.F. nel 1942, viene arrestato per attività antifascista nel 1943, e rilasciato dopo breve tempo a causa della sua salute, già da allora compromessa dalla distrofia muscolare. L'otto marzo 1944 si laurea in Giurisprudenza, discutendo, con l'insigne giurista Salvatore Pugliatti, una tesi sul tema Morale e diritto, che viene proposta per la pubblicazione. Dopo un biennio di insegnamento presso il Liceo Classico di Barcellona, viene invitato dal filosofo Vincenzo La Via a partecipare alla fondazione della rivista «Teoresi», e si dedica da quel momento esclusivamente alla ricerca filosofica e alla redazione della rivista, abbandonando l'insegnamento.
Nel 1946 pubblica su «Teoresi» il primo studio sul Metodo del consenso all'essere di A. Forest, studio vivamente apprezzato dal Forest stesso. La ripresa della vita culturale che anima il dopoguerra lo trova impegnato come intellettuale cattolico non solo nella redazione della rivista, cui dedica senza risparmio le sue energie, ma anche nella partecipazione attiva ai primi convegni filosofici: ne sono traccia la comunicazione sul Problema del valore teoretico del materialismo storico al Congresso Internazionale di Filosofia del 1946, e l'altra su Civiltà moderna quale crisi della libertà, al XV Congresso Nazionale di Filosofia del 1948.
Nell'anno accademico 1946/47, ancora giovanissimo, viene nominato professore incaricato di Storia delle Religioni presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Messina, la stessa dove svolgerà tutto il suo insegnamento universitario, ricoprendo successivamente gli incarichi di Storia della Filosofia Medioevale, Filosofia del Diritto, Filosofia Morale e Filosofia Teoretica. La sua carriera universitaria, iniziata ad appena ventisette anni con l'incarico, riceve l’imprimatur a breve distanza, nel 1950, con il conseguimento della libera docenza in Filosofia Teoretica. Attraverso l'insegnamento, che ha ben presto un grande seguito di allievi. Bartolone riesce a trasfondere il pathos della ricerca, per lui indissolubilmente connessa col travaglio del suo cammino di cristiano: tanti i giovani che si accostano a lui per riscoprire o approfondire le motivazioni del loro cristianesimo, ma tanti anche coloro che da posizioni opposte amano instaurare con lui un dialogo e un confronto.
A questi successi non seguono con eguale rapidità i successi accademici: il suo carattere schivo, e per certi versi altero, alieno dai compromessi, nemico delle logiche di potere, rallenta di molto la sua carriera. Nonostante la stima dimostratagli da molti docenti illustri, Bartolone paga il prezzo della sua libertà di pensiero, del suo essere, per carattere e per convinzione, estraneo alle "scuole" e a ciò che esse significano, contrario a considerarsi allievo, così come lo sarà più tardi a considerarsi maestro: giunge a ricoprire il ruolo di professore ordinario di Filosofia Morale solo nel 1975.
All'attività di docente, e a quella, strettamente connessa, di ricerca, attività che costituiscono la ragione stessa della sua esistenza, Bartolone affianca l'impegno civile: verso la metà degli anni '60, insieme ad altri intellettuali come Adriano Ossicini, dà vita al Circolo «Francesco Luigi Ferrari», caratterizzato da una forte tensione etico-politica. Forte è anche la spinta verso un impegno socio-culturale: promotore della fondazione della prima sezione messinese della Società Filosofica Italiana negli anni ne sostiene tenacemente la ripresa negli anni '80, tenendone per un periodo la presidenza. Presidente per alcuni anni del Movimento Laureati Cattolici, e componente dell'Associazione Docenti Universitari Cattolici, Bartolone costituisce dagli '60 agli anni '80 un punto di riferimento per la vita culturale messinese, sia per i credenti che per i non credenti. Il suo cristianesimo in perenne dialogo con l'ateismo, aperto al confronto serrato con pensatori come Galvano della Volpe, con umanisti. come Pietro Sgroj, fa sì che il suo magistero esca dalle mura del dogmatismo, essere ricerca appassionata e continua delle ragioni della fede. Numerosi sono anche i tentativi che Bartolone porta avanti di sprovincializzare la vita culturale messinese, invitando studiosi insigni per incontri e dibattiti: da Michele Federico Sciacca a Joseph De Finance, da Pietro Prini ad Adriano Bausola, ad Italo Mancini. Numerosi i contatti, le relazioni, non facili, a causa del progressivo avanzare della malattia, non solo con eminenti studiosi italiani, ma anche con stranieri, come Ernest René Le Senne, Aimé Forest: studiosi che non mancano di attestargli più volte pubblicamente la loro stima.
Il progredire inesorabile della distrofia muscolare non gli impedisce di vivere una vita piena di affetti, coronata dal matrimonio con Ada Rossitto, e dall'arrivo di due figli Gino e Dora. La morte prematura di quest'ultima, a soli nove anni, segna in modo indelebile la sua vita, connotando di tragicità il suo pensiero e la sua fede. Lottando con coraggio e lucidità la malattia, sostenuto dall'amore e dalla cura della moglie Ada, Bartolone continua sino alla fine la sua attività di studioso e di docente. I suoi libri, pochi, pochissimi rispetto alle tante lezioni, alle tante conferenze, in cui per anni ha speso senza risparmio le sue forze, sono come la punta preziosa di un iceberg: L'origine dell' intellettualismo (1959), dedicato al Socrate che tanto amava, e di cui pure critica serratamente l'intellettualismo etico, i due volumi dei Momenti essenziali di filosofia morale (1969 e 1974), dedicati al socratismo e all'etica platonica aristotelica, il volume Struttura e significato nella storia della filosofia (1964), dove con un vigoroso impegno teoretico affronta il problema del rinnovamento dell'ontologia realistica, tracciando, oltre la lezione del La Via, le linee di una sua originale “ontologia della libertà", il bel testo del 1968, Valenze esistenziali del cristianesimo, i cui alle pseudo-speranze dell'immanentismo contemporaneo contrappone la difficile, paradossale spes contra spem del cristiano, ed infine l'ultimo volume Liberazione e responsabilità del 1978, dove al Cristo prometeico di Ernst Bloch si contrappone la presenza-sfida dell'Ecce homo.
Ultimo libro tra i pochi scritti, primo tra i tanti che gli rimanevano da scrivere. Oltre al ricordo indelebile del fascino del suo magistero, Bartolone lascia una gran quantità di inediti, di appunti, di registrazioni di conferenze e di lezioni, che rimangono a testimoniare la fecondità del suo pensiero, ed insieme il suo carattere prettamente socratico: un pensiero difficile da fermare nella scrittura, perché perennemente insoddisfatto dei risultati raggiunti, sempre in tensione e in ascolto della verità dell'altro.
La morte lo coglie il 9 agosto del 1988, a sessantotto anni, ancora nel pieno della ricerca filosofica e dell'insegnamento.


Scritti di Filippo Bartolone

A. Monografie
Il problema della storia del cristianesimo, Libreria G. D'Anna, Messina, s. d.
Teoreticità e storicità della filosofia, A. Sessa Editore, Messina 1951.
L'origine dell'intellettualismo dalla crisi della libertà, U. Manfredi, Palermo 1959.
Struttura e significato nella storia della filosofia, Riccardo Patron, Bologna 1964.
Metafisica e pensiero contemporaneo, Spes, Milazzo 1968.
Valenze esistenziali del cristianesimo, Peloritana Editrice, Messina 1968.
Momenti essenziali della filosofia morale, I, Peloritana, Messina 1969.
Momenti essenziali della filosofia morale, II, La teoresi platonica ed aristotelica, Peloritana, Messina    1974.
Liberazione e responsabilità, Peloritana, Messina 1978.


B. Articoli, saggi, recensioni, comunicazioni
La giustificazione immanente del "metodo del consenso all'essere" di Aimé Forest. I. Problematica del metodo, «Teoresi», 1 (1946), n. 1, pp. 63-84; II. Teorica della metodologia, 2 (1947), n. 1, pp. 60-78.
Il problema del valore teoretico del materialismo storico, «Teoresi», 1 (1946), n. 4, pp. 25-30.
Problematica storiografica e realtà religiosa, «Teoresi», 2 (1947), n. 4/6, pp. 347-377.
La "civiltà moderna" quale crisi della libertà, «Teoresi», 3 (1948), n. 5/6, pp. 284-290.
L'agonia dell'ateismo in Dostojevskij, «Teoresi», 4 (1949), n. 1/2, pp. 94-106, e n. 3/4, pp. 179-203.
Recensione a: K. Kerényi, Le figlie del sole, «Teoresi», 4 (1949), n. 5/6, pp. 324-325.
L’essere della verità come principio della razionalità e della storicità del pensiero. In Atti del XVI Congresso Nazionale di Filosofia, Bologna, 19-22 marzo 1953.
Socrate, segno di contraddizione nell'intellettualismo antico, «Teoresi», 11 (1956), n. 3/4, pp. 275-365.

Marianna Gensabella Fumati

Si ringrazia il prof. Vincenzo Cicero per la foto